In occasione della Giornata nazionale del malato oncologico, che ricorre ogni anno nel mese di Maggio, verrà proposto presso il Teatro Cristallo di Breccia, in data 24 Maggio 2015 alle ore 16.00 lo spettacolo teatral-musicale Bottoni scritto e interpretato da Elisa Salvaterra sotto la regia di Lorena Nocera. Accanto alla Salvaterra ci saranno tre musicisti comaschi: Paolo Camporini (chitarra), Samuele Dotti (pianoforte digitale) e Francesca Sgarbossa (percussioni). La scelta di uno spettacolo teatrale come forma di sensibilizzazione verso la malattia oncologica nasce ascoltando il semplice desiderio di raccontare una storia a qualcuno, “di modo che essa stessa sia un aiuto”. Eccone una presentazione dal sapore squisitamente narrativo:
Bottoni è una storia vera. Uno di quei racconti che non si leggono, ma che si tramandano di bocca in orecchio. È nato in un giorno di Giugno che faceva un gran caldo e Francesca ripeteva la lezione di anatomia a memoria e se guardavi il cielo ti faceva venir voglia di metterti a cavalcioni sulle nuvole. Bottoni è un intreccio di storie, di personaggi, di aghi, fili, sacchetti verdi o rossi, garze, pasticche colorate dalle forme più strane. Bottoni è la mia storia, la più cara, perché per poterla raccontare bisogna essere vivi, e io lo sono! Anzi, ora che posso raccontarla, credo che non morirò mai più!
Bottoni racconta in parole, gesti e musica l’esperienza tragica della lotta al cancro. Ma è anche comica, perché è comico e quindi profondamente vero (!) pensare di poter tremare per un centimetro di tumore che sobilla 168 centimetri di un giovane corpo nel pieno delle sue forze! È poetico, perché la voglia di vivere vince la morte, sempre! Anche quando si muore, bisogna restar fedeli all’ aver voglia di vivere! Bottoni canta la vita, canta la bellezza dell’avere accanto a sé tutto ciò che serve: nulla più di ciò che abbiamo e siamo, dei buoni amici, una famiglia che si allarga a dismisura, l’amore! Canta la felicità di trovare persone che se ne erano andate, di conoscerne di nuove, di ritrovare quelle che abbiamo sempre avuto accanto; sospira la fatica di stare accanto alla malattia e di non abbandonarsi a essa, ma di accoglierla come si può accogliere il deserto, attraversandolo solamente.